11,1% italiani rinuncia a curarsi per motivi economici o per le liste d’attesa

Mag 29, 2014

Più di 11 italiani su cento (13,2% donne e 15% al Sud) hanno dichiarato di aver rinunciato alle cure (accertamenti o visite specialistiche non odontoiatriche, interventi chirurgici o acquisto di farmaci). E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Istat presentato ieri.   Anche se il Sistema sanitario pubblico ha migliorato notevolmente il suo livello di accountability, come si evince dalla riduzione del debito accumulato nel corso degli anni. Inoltre – sottolinea l’Istat – l’aumento costante della sopravvivenza e la sostanziale stabilità dell’incidenza della cronicità grave, testimoniano che l’attività di assistenza e cura svolta dal Ssn ha conseguito esiti soddisfacenti, nonostante i forti tagli apportati. Gli aspetti ancora problematici si riscontrano sul fronte dell’equità, per la quale gli indicatori segnalano persistenti divari di genere, sociali e territoriali, sia in termini di esiti di salute sia di accessibilità delle cure. Per l’Istat è indubbio che va destinata attenzione alle conseguenze della riduzione della spesa sanitaria pubblica e alle difficoltà dimostrate dalle famiglie a far fronte con risorse proprie alle cure sanitarie. L’incremento costante degli anziani fa aumentare la fascia di popolazione più esposta a problemi di salute di natura cronico-degenerativa. Oltre la metà della popolazione ultrasettantacinquenne soffre di patologie croniche gravi. In particolare, nella classe di età 65-69 anni e 75 e oltre, le donne che soffrono di almeno una cronicità grave rappresentano, rispettivamente, il 28 e il 51%. Il diabete, i tumori, l’Alzheimer e le demenze senili sono le patologie che mostrano una dinamica in evidente crescita rispetto al passato. Gli uomini soffrono di almeno una cronicità grave nel 36% dei casi nella classe di età 65-69 e nel 57% tra quelli ultrasettantacinquenni. La dinamica della cronicità grave è dovuta all’invecchiamento. Nel 2012, la spesa sanitaria pubblica è pari a circa 111 miliardi di euro, inferiore di circa l’1% rispetto al 2011 e dell’1,5% in confronto al 2010. Durante la crisi, dal 2008 al 2011, le prestazioni a carico del settore pubblico si sono ridotte, compensate da quelle del settore privato a carico dei cittadini. Queste evidenze – sottolinea l’Istat – prospettano per il futuro un aumento della pressione sul Sistema sanitario nazionale, dovuto all’incremento di persone bisognose di cure e assistenza. Tra queste, sono gli anziani del Mezzogiorno il gruppo di popolazione più vulnerabile.