La conciliazione obbligatoria allarma anche l’Avvocatura

Apr 7, 2011

Dal 21 marzo è diventato obbligatorio per legge il tentativo di trovare un accordo tra strutture, operatori della sanità e cittadini vittime di presunti errori o casi di malasanità. Non sarà dunque più possibile rivolgersi direttamente alla magistratura per le controversie di questo tipo, se prima non si è cercato di arrivare a un accordo. Tanto che, nel caso in cui le parti si presentassero davanti al giudice senza essere prima passate per il tentativo di mediazione, sarà il giudice stesso ad assegnare alle parti l’obbligo di presentare la domanda entro 15 giorni. Questa sorta di “mediatore” potrà essere un avvocato, un medico o un ex giudice di pace appositamente formato. Il nuovo sistema dovrebbe facilitare l’accordo tra le parti. Ma non mancano i punti critici. Ad esempio quello della formazione dei mediatori, che devono avere per i sindacati una formazione specifica in materia sanitaria. O l’esigenza di definizione di un sistema di gestione uguale per tutti, per interventi uniformi sul territorio nazionale. Intanto l’organismo unitario di rappresentanza politica dell’avvocatura, Oua, condivide le prese di posizione critiche di diversi sindacati medici sulla media-conciliazione obbligatoria. Per Maurizio de Tilla, presidente Oua, «il sistema vigente nel nostro Paese acuirà i già gravi problemi legati all’esplosione di denunce nei confronti dei camici bianchi e non consentirà di intervenire adeguatamente per consentire che vengano rispettati i diritti dei cittadini nei veri casi di malpractice. La sanità, oltretutto, è un sistema complesso, dove gli attori sono spesso svariati: in un ospedale, oltre al medico sono spesso coinvolti il personale infermieristico, gli amministratori, i direttori sanitari, per questa ragione ridurre un contenzioso in una semplice mediazione può risultare difficile, a maggior ragione, se il mediaconciliatore ha una formazione di 50 ore senza alcuna conoscenza della materia e della legge, in generale. Oppure se questa fase è gestita da società di capitali il cui unico scopo è il profitto, con il conseguente rischio di conflitto di interessi. Eppure, i medici sono da sempre stati a favore dell’implementazione di sistemi extra giudiziari o del ricorso ad arbitrati, ma a patto che venissero garantiti alti profili di professionalità. Il contrario di quanto avvenuto in Italia".