Orario di lavoro Ue, in più di un’azienda sanitaria su due le 11 ore di riposo sono un miraggio

Mar 10, 2017

A un anno dall’entrata in vigore delle nuove norme comunitarie sull’orario di lavoro, il «riposo Ue» delle 11 ore giornaliere resta un miraggio in oltre metà delle aziende sanitarie (55%) secondo lo studio FIASO. Mentre per il 16% le maggiori criticità si sono concentrate nella giornata di riposo settimanale e per il 18% nel limite orario delle 48 ore settimanali. Sale operatorie, servizi d’emergenza e terapie intensive sono le aree in maggiore difficoltà. Nel 40% delle aziende, le nuove norme sono state applicate a scapito delle attività di formazione dei medici, anche se un’azienda su quattro ha incrementato la formazione a distanza. E circa il 35% dei dipendenti è stato costretto a procrastinare le ferie, mentre le riunioni di lavoro sono state ridotte nel 50% dei casi. Ma in pochi si sono «tirati indietro», perché in quasi il 90% delle aziende non sono aumentati i dipendenti che hanno marcato visita assentandosi dal lavoro. Sono queste le principali criticità riscontrate dall’indagine condotta dall’Osservatorio Fiaso sulle politiche del personale nelle Aziende del Ssn, che ha valutato l’impatto della legge 161/2014 su 55 aziende sanitarie di 13 Regioni. Tra le problematiche emerse, anche una forte eterogeneità nell’interpretazione e nelle concrete modalità applicative della legge. Con la conseguenza di trattamenti iniqui o comunque diversi per le stesse tipologie di dipendenti, anche in contesti territoriali limitrofi. Altre decise lacune sono state rilevate per figure in possesso di competenze specialistiche approfondite (ad esempio gli addetti di trapiantologia), per i quali quindi il rispetto delle 11 ore di riposo giornaliero è particolarmente complesso.