Patto Salute: 10 tavoli per definirlo

Ott 31, 2013

Al tavolo governo regioni per il patto sulla salute, convocato ieri in seduta straordinaria, si discute di riforma delle cure primarie, costi standard, livelli essenziali di assistenza ma forse anche di nuovi ticket e tagli. Il tutto con firma tassativa entro fine anno.  Il vero rischio è il programma nutrito: dieci i tavoli di confronto, se uno va in tilt in teoria può far saltare gli altri. E in più le regioni vorrebbero trovare un’intesa sul futuro delle cure primarie che porti all’atto di indirizzo per la prossima convenzione.

Una delle ipotesi avanzate dai tecnici regionali al lavoro per la definizione delle proposte per il nuovo Patto è quella di abolire la dirigenza generalizzata per i medici e i sanitari del SSN, rendendola conseguibile solo per concorso. Ma si parla anche di farmaci con l’ipotesi di riformare i prontuari in base al costo beneficio e di mettere a gara i medicinali per classi terapeutiche omogenee. Di costi standard, ospedali e molto altro ancora.Ecco una sintesi dei punti principali formulati dai tecnici regionali.

FABBISOGNO E COSTI STANDARD Sono i Livelli essenziali di assistenza, erogati con efficienza e appropriatezza, a dover stabilire l’ammontare del fabbisogno standard, secondo le Regioni. Fabbisogni e costi standard che dovranno essere definiti annualmente dal ministero della Salute, di concerto con il ministero dell’Economia e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, sulla base dei dati forniti dal Nuovo sistema informativo sanitario (Nsis). L’ammontare dovrà poi essere suddiviso nelle classiche macroaree (prevenzione, assistenza territoriale, assistenza ospedaliera) in percentuali che, a partire dal 2014, saranno determinate annualmente sulla base degli obiettivi raggiunti dalla Regioni di riferimento. Saranno “Regioni di riferimento” tutte le Regioni che non sono in piano di rientro, che superano l’esame del Tavolo di verifica e che rispondo a una serie di indicatori di qualità, quantità, appropriatezza ed efficienza determinati per ciascuna macroarea attraverso un Dpcm, previa intesa con la Conferenza Stato Regioni. Questi standard dovranno essere raggiungi anche dalle Regioni in piano di rientro nel giro di 5 anni.

FARMACI, FARMACIE E DISPOSITIVI MEDICI Per i farmaci le Regioni chiedono che siano definiti, a livello nazionale, prezzi di riferimento per singole categorie terapeutiche omogenee, cioè contenenti principi attivi diversi di efficacia sovrapponibile. Dovrà dunque essere rivisto anche il Prontuario terapeutico nazionale, sulla base del criterio costo/beneficio ed efficacia terapeutica. Le Regioni chiedono inoltre di togliere al ministero della Salute e al ministero dell’Economia il compito di rivedere il sistema di remunerazione delle farmacie convenzionate, passandolo alla Sisac.

ASSISTENZA OSPEDALIERA La base da cui partire è il regolamento sugli standard ospedalieri elaborato a dicembre 2012 dal ministero della Salute. Documento che non piaceva alle Regioni che ora, con il Patto della Salute, spera di risolvere alcune criticità e, in particolare, quella sul tetto dei posti letto delle strutture private fissata nel regolamento a non meno di 60 posti letto e quella sulla modalità di calcolo dei posti letto per la mobilità interregionale per la quale il regolamento prevede saldo zero. Per il primo punto le Regioni chiedono una deroga per le strutture monospecialistiche mentre per il secondo propongono una gradualità con tappe successive fino al raggiungimento dell’obiettivo regionale che resta nell’ambito dei 3,7 posti letto per mille abitanti. PERSONALE Si chiede un’attenta analisi del fabbisogno di personale che dovrà tenere conto delle nuove dinamiche pensionistiche derivanti dalla legge Fornero. Ma soprattutto, il Patto dovrà indicare gli strumenti a livello di disciplina concorsuale di rango legislativo, regolamentare e contrattuale per regolare ingresso e fuoriuscita dal sistema dei professionisti, in particolare i medici, considerata l’età elevata di molti di loro. Le Regioni chiedono poi l’eliminazione per tutti i medici e i professionisti sanitari della qualifica dirigenziale senza distinzioni. Questa potrà essere acquisita solo con un’apposita procedura concorsuale. In questo contesto dovrà comunque essere costruito anche un percorso di carriera che permetta il riconoscimento economico delle “altissime” professionalità., oggi sminuite dalla costruzione di strutture semplici e complesse “spesso del tutto inutili in quanto non legate a funzioni di reale gestione di risorse umane e strumentali”. Da definire poi i livelli minimi assistenziali per vincolare la quantificazione del personale delle professioni non mediche di supporto e abrogare per le Regioni in piano di rientro il vincolo di costo del personale inferiore dell’1,4% al costo 2004 che non consente un turn over adeguato. Il nuovo Patto, inoltre, dovrà indicare “con forza” che le attività della medicina convenzionata sarà vincolata dagli obblighi di presa in carico già ampiamente presenti nelle leggi e nei contratti, precisando che tutti gli adempimenti relativi alla costruzione del fascicolo sanitario, alla ricetta elettronica, alla dematerializzazione documentale sono risorse. Rivedere anche i rapporti con gli specialisti ambulatoriali introduce vincoli nella costituzione di nuove fasce orarie e, in generale, “la stipula incontrollata di contratti al fine di evitare che attraverso tali strumenti si aggirino i vincoli di spesa per il personale”.

CURE PRIMARIE La parola d’ordine è multiprofessionalità e multidisciplinarietà. Basta, quindi, col il medico di famiglia che esercita da solo, nel suo studio isolato. Dovranno essere identificate strutture territoriali di riferimento e definire modelli per lo sviluppo delle cure intermedie. La continuità assistenziale dovrà essere ridisegnata in collegamento funzionale con la rete dell’emergenza-urgenza e con la creazione di centrali operative per la continuità assistenziale 116 e 117 (i nuovi numeri europei dell’emergenza).