Il decreto Balduzzi tra fiducia e scontento

Nov 5, 2012

Approvato in via definitiva il Decreto Balduzzi, votato con la fiducia al Senato, nella versione uscita dalla Camera a fine ottobre che aveva recepito rispetto alla stesura iniziale le indicazioni della commissione Bilancio. Il testo licenziato vede quindi la conferma della bocciature di alcune norme come quelle che prevedevano le fatture dettagliate per l’intramoenia, la copertura assicurativa obbligatoria da parte delle strutture pubbliche (con la possibilità di azione diretta del paziente all’assicuratore), l’età pensionabile a 70 anni per i medici e i dirigenti Ssn e il prepensionamento per chi avesse raggiunto i requisiti al 31 dicembre 2014. Tra le altre modifiche che rimangono nella versione finale quelle del capitolo cure primarie: in particolare, ruolo unico, formazione del Mmg e utilizzo del personale dipendente nelle strutture territoriali, secondo la versione uscita dalla Camera, devono avvenire senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica. Pure la deroga al turn over nelle Regioni con piani di rientro – passata dal 20% al 15%, solo rispetto a necessità di erogazione dell’assistenza e comunque con autorizzazione di Economia, Salute, Affari regionali – rimarrà così. Confermata anche l’eliminazione del fondo per le ludopatie, mentre rimane il loro inserimento nei Lea. Ora, in attesa che il decreto entri in vigore, è già iniziato il conto alla rovescia per l’attuazione delle misure previste. Primo appuntamento al 30 novembre: per quella data si dovranno essere delineare le modalità tecniche per la realizzazione dell’infrastruttura di rete per il controllo dell’attività intramoenia, prorogata fino a fine anno. Sempre in questo capitolo, la fine dell’anno costituisce scadenza anche per le Regioni per la ricognizione degli spazi. Anche l’aggiornamento dei Lea delle malattie croniche e rare dovrà avvenire entro il 31 dicembre, mentre l’adeguamento delle convenzioni di Mmg, pediatri e specialisti ambulatoriali è entro 180 giorni, così come la tracciabilità per la libera professione. Molti i senatori delusi. «Si era parlato di possibili modifiche invece c’è stato un arroccamento, non abbiamo apprezzato questo modo di procedere del ministro Balduzzi» si può riassumere in questa posizione del capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri la delusione di molti senatori della maggioranza che non hanno votato la fiducia al decreto. Così Ignazio Marino: «Non posso votare una riforma della sanità a costo zero. Una riforma in cui si garantisce per legge ai cittadini ciò che non si può mantenere: questo decreto, infatti, non stanzia un euro per l’apertura di ambulatori medici 24 ore al giorno 365 giorni all’anno, rendendo fin dall’inizio questa auspicabile innovazione lettera morta». Ai senatori delusi il ministro ha promesso che tutti i correttivi ipotizzati potranno trovare applicazione nel Ddl omnibus dell’ex ministro della salute Ferruccio Fazio. Lo stesso Balduzzi, in un’intervista al Sole 24 Ore, è poi tornato a parlare di riforma dei ticket e Patto per la salute come prossimi capitoli da affrontare. Per i primi, l’ipotesi di lavoro pare ruotare intorno a un modello con una franchigia fissata al 3 per mille del reddito, oltre la quale i servizi diventerebbero tutti a carico della sanità pubblica. Tradotto, significa una compartecipazione di 30 euro per un pensionato con 10 mila euro di reddito, di 120 euro per un lavoratore con 40 mila euro di reddito, di 300 euro in per un professionista con 100.000 euro di reddito. Il Patto per la Salute, come ipotizzato dallo stesso ministro alcune settimane fa, poteva trovare posto già nella legge di stabilità ma, ha precisato, «non necessariamente» perché «il veicolo legislativo può essere deciso anche nel 2013, visto che la riforma scatterà nel 2014». Riforma dei ticket e Patto restano però una doppia partita tutta in salita, visto che non più tardi di qualche settimana fa le Regioni, per bocca del presidente della Conferenza Vasco Errani, si sono dette preoccupate per il contraccolpo della legge di stabilità «su sanità, istruzione e servizi sociali», perché i nuovi tagli rischiano di compromettere la possibilità di erogare servizi. Il ministro però sente la responsabilità di cercare di arrivare a un risultato e ribadisce che «il Patto è la cornice che tiene il tutto, senza il Ssn sarebbe più debole». «Farò di tutto fino all’ultimo giorno del mio mandato – promette – per superare gli ostacoli che lo bloccano». Fonte: DoctorNews