Il Segretario Mazzoni ha partecipato al Convegno della CARD Veneto che si è tenuto a Padova venerdì 5 aprile. Di seguito uno stralcio della relazione. "Cari colleghi, solo una breve riflessione sul progetto Card Veneto, progetto che mi sembra più che condivisibile. A dimostrazione che si possono trovare delle soluzioni operative soddisfacenti anche in condizioni di austerità economica, salvaguardando i diritti alla salute garantiti costituzionalmente. Il servizio “124”, il distretto aperto 24 ore su 24, è un’idea ambiziosa per risolvere l’assistenza per i pazienti non gravi nel proprio domicilio. E rispetta in pieno il principio di prossimità delle cure sancito dalla dichiarazione Alma Ata del 78. La cifra 124 vuole essere il numero telefonico dedicato alla continuità delle cure dell’assistenza primaria distrettuale, attivo 24 ore su 24. Il numero funzionerà analogamente al 118 del pronto soccorso, ma dedicato ai pazienti meno gravi, alle prese con emicranie, influenze e quant’altro. Il progetto di Card non finisce qui: una seconda fase prevede infatti la creazione di un altro numero, il 242 (somma del 118 e del 124), una centrale operativa capace di garantire l’attivazione del percorso meglio rispondente al bisogno espresso dal paziente, verso l’ospedale o verso il territorio. Idea giusta, geniale, da allargare sul piano nazionale, per la quale si aspetta tuttavia l’imprimatur del Governo. E qui cominciano i dolori…lo scorso luglio infatti, usciti dalla riunione del tavolo tecnico per il riordino delle cure primarie fummo soddisfatti di quanto stabilito…in particolare dal documento di modifica dell’art. 8 del 502. Il documento conclusivo del tavolo tecnico sulle cure primarie sindacati-Ministero della Salute conteneva dei principi importanti che costituiscono un passo positivo ma da realizzare con atti concreti coerenti. Ma, come ebbi modo di dire alla stampa: “Speriamo che il tutto possa essere definito entro luglio (2012) nel decreto che il Ministro sta preparando e non rimanga come già in passato un’utile esercitazione". Ed il pensiero riformatore di fatto non c’è stato…… Pur tenendo conto delle difficili condizioni in cui ha lavorato il Governo tecnico, la “manutenzione straordinaria” del Servizio sanitario nazionale appare nella definizione più buonista quantomeno deludente………… Il principale impegno è stato “contribuire al contenimento e al risanamento della spesa pubblica” attraverso “la riduzione del finanziamento” pubblico della sanità, “preservando il funzionamento del sistema sanitario, che ha mantenuto invariati i servizi”. La riduzione del finanziamento (legge 135/12 e legge di stabilità), che si è aggiunta a quella più consistente disposta dal Governo Berlusconi, è stata reale e tale da rendere praticamente costanti le disponibilità annue per l’intero quinquennio 2010-2014: 112 miliardi di euro all’anno. Intanto le regioni non sono più in grado di integrare con risorse proprie i minori finanziamenti statali. L’invarianza dei servizi è per contro una ipotesi di scuola, un auspicio che il Governo si è limitato ad assumere a priori. Sarebbe stato necessario un livello centrale più attento alla fattibilità temporale dei provvedimenti: risparmi di spesa difficili da realizzare nel breve periodo inducono le regioni (anche le più virtuose) a ridurre semplicisticamente l’assistenza, in termini quali-quantitativi, e a far gravare i tagli sui cittadini. E di questo non si può non preoccuparsi, a meno che non si ritenga comunque accettabile una minore tutela e un aumento delle diseguaglianze nell’accesso ai servizi. Più volte e in più tavoli tecnici abbiamo sostenuto che i margini di intervento nella riqualificazione del Servizio sanitario sono ancora consistenti ma molti temi sono stati trascurati. Tra questi quello certamente più importante è stato quello dell’integrazione Ospedale-Territorio. La riorganizzazione della rete ospedaliera è stata adottata prima della riorganizzazione delle cure primarie (di fatto solo annunciata e anch’essa scaricata sulle regioni), mentre dovrebbe essere successiva; e così in molte regioni i cittadini si sono visti ridurre l’assistenza ospedaliera prima che sia riqualificato il territorio. In sintesi, una manutenzione straordinaria non in grado di incidere, almeno nel breve periodo, sulle incertezze e sulle difficoltà che assillano quotidianamente gli operatori e gli assistiti. Per concludere, pur plaudendo alla lodevole iniziativa della Card Veneto, devo dire che non sono purtroppo ottimista sui tempi certi e sulla sua reale fattibilità….Non credo infatti ci sia una via di uscita per una reale integrazione di ospedale-territorio, in presenza di queste logiche permanenti di tagli lineari che da anni riguardano il nostro settore e dell’impermeabilità di governanti recenti e passati ai suggerimenti di quelle forze sociali da sempre impegnate a garantire ad un tempo la salvaguardia dei LEA e le condizioni di lavoro dei medici, sempre più aberranti".