L’Intersindacale Dirigenza Medica preoccupata dopo l’Audizione alla Camera

Mar 4, 2009

La “marginalizzazione sanitaria” di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, spingerà verso l’invisibilità una fetta di popolazione straniera che in tal modo sfuggirà ad ogni tutela sanitaria e incentiverà la nascita e la diffusione di percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie “parallele”, al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica (gravidanze non tutelate, rischio di aborti clandestini, minori non assistiti, …); Proprio a questo proposito è stato reso noto ieri in un convegno dell’ISS , che nel 2007, ben 1249 donne IRREGOLARI hanno interrotto la gravidanza presso strutture del SSN. Dove andranno ora queste donne? Ancora, è stato reso noto che le prestazioni di organizzazioni come la CARITAS hanno avuto un incremento di circa il 25%. E’ però ancora sconosciuto il dato riguardante la creazione di “luoghi di cura” tipo ospedali negli scantinati quali quelli cinesi rivelati da scoop giornalistici di poco tempo fa nelle prossimità di piazza Vittorio. L’obbligo di denuncia da parte del medico, soprattutto pensando ai tanti colleghi dell’emergenza sanitaria che rappresentiamo, sui quali maggiormente peserà in termini morali e di ulteriore aggravio di lavoro ove non ne avessero abbastanza, vanificherebbe un’impostazione che nei 13 anni di applicazione ha prodotto importanti successi nella tutela sanitaria degli stranieri testimoniato, ad esempio, dalla riduzione dei tassi di infezione HIV, dalla stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, dalla riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale …". Segue relazione completa……Buongiorno a tutti, sono Alessandra Di Tullio, coordinatrice del F.A.S.S.I.D., la nuova organizzazione sindacale che unisce Patologi clinici, Radiologi, Medici del Territorio e Dirigenti Specialisti che fra l’altro sabato prossimo a Roma celebrerà la sua prima Assemblea Nazionale, alla quale ho il piacere di invitare voi tutti. Prima che sindacalista, sono un medico, e mi piace ancora una volta ricordare ciò che noi tutti abbiamo sottoscritto prima di poter esercitare: “…Giuro di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato…”. In questo giorno particolare, che vede vicini tanti colleghi di sigle ci uniamo con forza al grido di allarme comune: non siamo spie. Non possiamo esserlo, perché contravverremmo, in caso contrario, al nostro Giuramento ed al nostro Codice Deontologico. In questo sforzo di portare all’attenzione pubblica le conseguenze della approvazione dell’emendamento 39.306 già approvato dal Senato il 5 febbraio, che abroga il divieto di denuncia da parte del medico degli immigrati irregolari in occasioni di prestazioni sanitarie, noi del F.A.S.S.I.D. diamo voce oggi soprattutto ai tanti colleghi dell’Emergenza Sanitaria che rappresentiamo, sui quali sopratutto graverà il peso morale di dover venir meno all’articolo 32 della nostra Costituzione, il diritto alla tutela della salute senza limitazione alcuna, ancor prima di venir meno al giuramento che ci accomuna. DA LEGGERE SE ALTRI NON HANNO DETTO PRIMA Permettetemi alcune precisazioni di tipo giuridico. Fra le molte novita’ che il ddl intende introdurre, risulta grave per noi in particolare l’ emendamento presentato dalla Lega Nord Padania (art. 45 comma 1 lett. "t") che sopprime completamente il comma 5 dell’art. 35 del Testo Unico sull’Immigrazione che recita "l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non puo’ comportare alcun tipo di segnalazione all’Autorita’, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parita’ di condizioni con il cittadino italiano". L’altra disposizione strettamente connessa con quella sopra citata, e’ l’art. 21 del ddl in esame, il quale, introducendo il nuovo art. 10-bis del dlgs 286/98, aggiunge una nuova fattispecie che considera reato l’ingresso ed il soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Se, dunque, il testo del ddl fosse confermato dall’altro ramo del Parlamento, l’immigrazione clandestina, in quanto tale, diverrebbe reato. L’automatica conseguenza di cio’ e’ che l’operatore sanitario che venga a conoscenza della condizione di clandestinita’ dello straniero avrebbe un vero e proprio obbligo (e non una mera facolta’) di denuncia dello stesso alle autorita’ giudiziarie, pena la commissione del reato di omessa denuncia. Nel nostro ordinamento giuridico infatti, gli operatori di una struttura sanitaria pubblica o privata convenzionata, assumono la veste di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio (ai sensi degli artt. 357 e 358 c.p.) Da cio’ deriva, (ai sensi degli artt. 361 e 362,) un vero e proprio obbligo di denuncia di un reato di cui essi abbiano avuto notizia nell’esercizio delle loro funzioni o servizi, la cui omissione o ritardo comporta la sottoposizione ad una sanzione penale. A nulla vale fare appello al principio del segreto professionale previsto dall’art. 10 del Codice deontologico che disciplina la professione medica. Se infatti e’ dato pacifico che il medico debba mantenere il segreto su tutto cio’ che gli e’ confidato o di cui venga a conoscenza nell’esercizio della professione, la stessa disposizione precisa che tale dovere di segretezza viene meno di fronte ad un obbligo di denuncia cui il medico sia tenuto. (Ricordo che sono pubblici ufficiali i medici che esercitano “una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa” ed una “ funzione amministrativa, disciplinata da norme di diritto pubblico o da atti autoritativi, e caratterizzata dalla formazione e dalla manifestazione della volontà della Pubblica Amministrazione o dal Suo svolgersi, per mezzo dei poteri autoritativi o certificativi”(art. 357 c.p.), funzioni esercitate in ambito ospedaliero da direttori sanitari, medici di accettazione e Pronto Soccorso, direttori di struttura complessa e/o loro vicari. Tali funzioni possono essere estese comunque a qualsiasi sanitario in rapporto organico con il Servizio Sanitario Nazionale o altri istituti assistenziali e previdenziali. E’ incaricato di pubblico servizio, invece, il medico che esercita un “pubblico servizio” inteso, secondo l’art. 358 c.p., come “attività disciplinata nelle stesse forme della pubblica funzione”, pur senza i poteri tipici di questa: sono questi la maggioranza dei medici ospedalieri e convenzionati con il SSN. Sono, infine, esercenti un servizio di pubblica necessità i medici liberi professionisti o “privati che esercitano professioni…sanitarie” (art. 359 c.p.). ) Da ciò si evince chiaramente che il medico, in particolare quello di Pronto Soccorso, avrebbe l’obbligo di denunciare il clandestino. Ed ora una riflessione sulle ripercussioni concrete che la segnalazione/denuncia contestuale alla prestazione creerebbe nell’immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche : una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l’accesso alle strutture sanitarie. Sappiamo bene a cosa possa portare: una pericolosa “marginalizzazione sanitaria” di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, e un aumento dei fattori di rischio per la salute collettiva. La cancellazione di questo comma vanificherebbe inoltre un’impostazione che nei 13 anni di applicazione ha prodotto importanti successi nella tutela sanitaria degli stranieri testimoniato, ad esempio, dalla riduzione dei tassi di infezione HIV, dalla stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, dalla riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale …). E tutto questo con evidente effetto sul contenimento dei costi, in quanto l’utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi (quando non sia impedito da problemi di accessibilità) si dimostra non solo più efficace, ma anche più “efficiente” in termini di economia sanitaria. Riteniamo pertanto inutile e dannoso il provvedimento perché: – spingerà verso l’invisibilità una fetta di popolazione straniera che in tal modo sfuggirà ad ogni tutela sanitaria; – incentiverà la nascita e la diffusione di percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie “parallele”, al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica (gravidanze non tutelate, rischio di aborti clandestini, minori non assistiti, …); Proprio a questo proposito è stato reso noto ieri in un convegno dell’ISS , che nel 2007, ben 1249 donne IRREGOLARI hanno interrotto la gravidanza presso strutture del SSN ed ancora è stato reso noto che le prestazioni di organizzazioni come la CARITAS hanno avuto un incremento di circa il 25%. E’ però ancora sconosciuto il dato riguardante la creazione di “luoghi di cura” tipo ospedali negli scantinati quali quelli cinesi rivelati da scoop giornalistici di poco tempo fa nelle prossimità di piazza Vittorio. Ancora l’obbligo di denuncia: – creerà condizioni di salute particolarmente gravi poiché gli stranieri non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza indifferibile; – avrà ripercussioni sulla salute collettiva con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili, a causa dei ritardi negli interventi e della probabile irreperibilità dei destinatari di interventi di prevenzione; – produrrà un significativo aumento dei costi, in quanto comunque le prestazioni di pronto soccorso dovranno essere garantite e, in ragione dei mancati interventi precedenti di terapia e di profilassi, le condizioni di arrivo presso tali strutture saranno verosimilmente più gravi e necessiteranno di interventi più complessi e prolungati. Stesso parere hanno espresso gli Ordini ed i Collegi che rappresentano, su base nazionale, le principali categorie di operatori impegnati nell’assistenza socio-sanitaria alle persone immigrate: Federazione Nazionale Collegi Infermieri (IPASVI), Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche (FNCO), Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali (CNOAS). Per le ragioni sopraesposte noi del F.A.S.S.I.D. rivolgiamo un sentito appello affinché i parlamentari di qualunque schieramento respingano la citata proposta emendativa all’art. 35 del Dlgs.286/98 e comunque, nell’incertezza di una eventuale riformulazione di emendamenti specifici, chiediamo che l’articolo 35 del Dlgs.286/98 rimanga per intero nella sua attuale formulazione. Ricordiamo sempre le superiori esigenze di tutela della salute, oltreché I principi di solidarietà cui é ispirata la nostra nazione. Sollecitiamo insieme a tutti I colleghi un’audizione urgente presso le sedi istituzionali. E, infine, un’ultima volta, ribadiamo: siamo medici, non siamo spie. Grazie a tutti. Dott.ssa Alessandra Di Tullio Coordinatrice F.A.S.S.I.D. Segretario Nazionale AIPaC