"Non ci saranno tagli alle prestazioni per i cittadini, ma c’è bisogno che la macchina pubblica dimagrisca un pò e se i sacrifici li fanno i politici o salta qualche poltrona nei consigli di amministrazione, male non fa". Così il premier venerdì scorso. Forse a giustificare il taglio alle risorse, il Premier dichiara enfatico di volere “più metropolitane e meno ASL!” e “costi standard a prezzi e poltrone”. Solo che, a voler bene analizzare, i tagli ci sono in sanità eccome. C’è il DEF raccontato ottimisticamente da Renzi e c’è quello reale, dove la sanità subisce tagli per 2,352 miliardi. E infatti la Lorenzin non ci sta e controbatte all’ottimista Renzi: “Non è importante il numero delle Asl ma la loro buona gestione. Prezzo siringhe? Falso mito”. E alle Regioni: “I tagli al fondo li hanno decisi loro. Il taglio di 2,3 mld alla sanità non è stato imposto dalla legge di stabilità ma è stato deciso autonomamente dalle Regioni. Sono state loro a dichiarare di non saper ottenere i risparmi richiesti senza toccare il settore. Io sono stata da sempre contraria a questa ipotesi di una rinuncia da parte loro a quello che – ricordiamolo – era un aumento del Fondo sanitario nazionale e non una sua riduzione. Le nuove risorse per il settore che serviranno a finanziare gli investimenti in infrastrutture, a coprire i costi dei nuovi farmaci innovativi, dei nuovi Lea e del nomenclatore tariffario, arriveranno dai risparmi già previsti dal Patto per la salute". Sempre restando in tema di risorse, e, più in particolare, sul bonus da 1,6 mld previsto dal Def, Lorenzin ha spiegato che la destinazione di questo ‘tesoretto’ resta ancora da stabilire. Rispondendo poi, alle parole del premier Renzi sui risparmi ottenibili da una riduzione del numero delle Asl, Lorenzin ha spiegato che su questo tema le Regioni sono libere di intervenire in piena autonomia. Testo documento economia e finanza 2015